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  • di SIMONE MERCURIO

THE FABELSMAN, IL FILM DEI FILM DI STEVEN SPIELBERG

In scena la vita del regista premio Oscar e il suo amore per il Cinema.

dal 22/12/2022 al cinema


“Quando l’orizzonte è in basso, è interessante. Quando è in alto, è interessante. Quando è al centro, è una palla mortale” è la lezione del vecchio John Ford interpretato da un (ir)riconoscibile David Lynch in un meraviglioso cameo. Uno stile, una indicazione di rotta che arriva nell'incontro "della vita" del giovane protagonista di questo The Fabelsman nuovo film di Steven Spielberg in tutti i cinema italiani dal 22 dicembre.


Scritto da Spielberg con Tony Kushner, il film racconta la storia di Sammy e della sua famiglia a Phoenix di cui fanno parte il padre Burt (Paul Dano), la madre Mitzi (Michelle Williams), le sorelle. Con loro c’è poi sempre lo zio Bennie (Seth Rogen), migliore amico del padre che è ormai diventato uno di famiglia. Minimale, potente, intimo, un film che mette in scena una passione dove l'orizzonte, l'obiettivo non sta mai nel mezzo. È la storia di un amore che nasce e si sviluppa, quella del giovane Sam per il Cinema. E la C maiuscola non è casuale. Una inquietudine e una sana "ossessione", per una immarcescibile volontà di essere e diventare se stessi. Senza filtri. Senza lasciarsi vivere secondo le indicazioni del padre che vede come hobby il suo "giocare" a fare cinema. The Fabelsman è un brevissimo lungometraggio, che dura poco anche se sfiora i 150 minuti, due ore mezza che scorrono via veloci come non mai. È il racconto semi autobiografico di una "passionaccia" potente, viscerale, avvincente che soltanto chi le ha vissute o le vive sulla propria pelle può capire. È il 1952 quando accade che il giovanissimo protagonista ancora bambino viene quasi costretto dai genitori ad andare a vedere un film al cinema. Sul grande schermo c'è "Il più grande spettacolo del mondo" di Cecil B.DeMille e - quando arriva la scena dello scontro tra l'auto e il treno con gli animali del circo - la telecamera di Spielberg va sul viso in primissimo piano e gli occhi stupiti e spalancati, la bocca aperta, del giovane protagonista. È una folgorazione per il giovane Fabelsman/Spielberg che chiederà un trenino in regalo perché vuole riprodurre quella scena. Stimolato dalla madre sognatrice e artista come lui inizierà a usare di nascosto la piccola telecamera presa in prestito del padre. Capisce la magia del cinema, attraverso il quale i sogni si possono riprodurre e modificare, organizzare.


Il prodotto che appare sullo schermo è la fabbrica dei sogni. È il cinema. Ma il giovane Spielberg ancora adolescente non osa ancora immaginarlo e definirlo. Però lo fa, mettendo in scena coi suoi compagni di scuola artigianale scene di guerra o da film western, riprese che diventano giochi di gruppo, in una delle quali anticipa la scena che poi sarà in "Escape to Nowhere" terzo film diretto da Spielberg dove c’è il soldato che piange mentre tutti i suoi uomini sono a terra. Si fonde realtà e finzione, autobiografia e fantasia in questo lungometraggio coraggioso da un regista meraviglioso ( ci scusiamo per l'aggettivàzione eccessiva ma necessaria) che racconta se stesso e rende la sua vita favola immortale che è per tutti, e che racconta e mette in scena quello che forse nessuno è mai riuscito a raccontare in questa maniera. La storia di un amore, appunto, il racconto di una passionaccia quella di questo meraviglioso 76 enne che è oggi Steven Spielberg. Una favola che si intreccia con la sua vita e che diventa una potentissima e passionale dichiarazione d'amore per il CINEMA.



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