Il rapper torinese si racconta a tutto tondo in questa intervista speciale per Indieland.
Il suo lockdown, il racconto di come lui - artista del "verbo" in rima - in questo straniante 2020 sia rimasto muto e senza parole. E poi il giudizio di Frankie, ovvero il padre dell'hip hop italiano, sulla musica rap e trap tricolore di oggi, : promossa o bocciata? E infine, in un anno senza concerti e senza musica e teatro, "lo stato dell'arte" del mondo della cultura con l'attacco frontale al Ministro della Cultura Dario Franceschini che, senza mezzi termini, il musicista torinese definisce "disarmante, disattento, sciatto e inadeguato" nella sua risposta alle esigenze di un mondo della musica e della cultura che sta morendo.
“Pronto Frankie? qui…”
"No, non ci serve nulla grazie!”
E giù con dieci minuti off record di chiacchiere e scambi di confidenze e opinioni.
È l’esordio della nostra chiacchierata telefonica con Frankie Hi NRG MC al secolo Francesco Del Gesù, in un’intervista a tutto tondo per la trasmissione radiofonica Indieland.
L’occasione è l’uscita di un suo nuovo brano Nuvole, “una canzone che racconta di come sono rimasto senza parole durante questo tragico periodo”.
Un testo malinconico e riflessivo come non mai per il rapper, su base musicale di Fresco DJ e con il basso di Saturnino Celani.
Frankie, che ci risponde da casa sua a Cremona, è così: gioviale, alla mano, un fiume in piena, un profluvio di pensieri e di parole, tra il serio e il faceto, mai banali.
Si illumina quando chi scrive svela di aver vissuto la propria adolescenza nella Palermo di fine anni '80 e da neo diciottenne le stragi di Capaci e Via D’Amelio, nonché la perdita ravvicinata per mano mafiosa di un amico e mentore come Padre Pino Puglisi. “Com’era? I film su di lui lo descrivono bene ?”
Parole attente e domande curiose, perché Palermo e la Sicilia sono indissolubilmente legate al primo successo di Frankie nel 199. Quel Fight The Faida con il suo incipit fulminante: “Padre contro figlio, fratello su fratello partoriti in un lavello come carne da macello”, che proseguiva con staffilate di denuncia in salsa rap e frasi come“Napoli e Palermo succursali dell'inferno divorate dall'interno in eterno, da un tessuto tumorale di natura criminale” che concludevano con l'accorato appello:
“Sud non ti fare castrare dal potere criminale che ti vuole fermare”.
Fight The Faida è una canzone ancora attualissima, quasi profetica, uno di quei testi che ti fa pensare che non è cambiato proprio nulla nel nostro Paese. E’ così?
"In realtà è cambiato tutto, ma in peggio. Perché quando ho scritto il brano erano ancora vivi sia Falcone che Borsellino. Ma non è stato profetico perché non dico nel testo ‘attenzione giudici…’. Però quelli sono stati eventi gravissimi che partono da lontano.
Perché chi ha avuto l'esperienza di vivere Palermo e la Sicilia negli anni '70, '80 e '90, ha visto il cosiddetto sacco di una città che è stata depredata e violentata da terribili omicidi subiti da tanti uomini dello Stato.
Io, quando ho scritto FdF, avevo nel cuore il capitano dei Carabinieri Mario D'Aleo ucciso in un attentato a Palermo il 13 giugno 1983. Lo avevo conosciuto qualche anno prima, ed era una persona straordinaria. Ero un bambino a quell'epoca, e lui mi apparve come un eroe fantastico, quello che sgominava i cattivi veri. Però i cattivi poi l’han fatto fuori… Da questo flusso, da esperienze dirette come questa è nato il desiderio di raccontare quella situazione, di farne una fotografia, e dire ‘guardate che roba’, ‘guarda un po’ come stiamo messi’…
Un brano che divenne un inno antimafia all'epoca. Ricordo che in piazza tantissimi lo cantavamo nella cosiddetta “primavera palermitana”, periodo di grandi proteste e risveglio di coscienze…
“E’ stata una grande stagione di libertà, perché da allora è anche cambiata la percezione della mafia. Nacque Libera di Don Ciotti, nacquero tante associazioni di giovani che hanno ricevuto in gestione i beni confiscati alla mafia trasformandoli in nuclei di espressione per la cittadinanza attiva, in palestre sociali, in scuole, asili, doposcuola, centri diurni per gli anziani. Ci si riappropriava di quello che c'era stato estorto. Ci sono stati tanti gesti e movimenti di riconquista”.
"Il lockdown e il covid? Il suono continuo delle sirene sotto casa a marzo mi ha lasciato senza parole da scrivere. Perché il mio interesse la mia attenzione era tutta rivolta a sentire cosa stava succedendo nel mondo, in Italia , in giro nella mia stessa città"
Frankie andiamo al tuo nuovo brano Nuvole, terza canzone uscita quest’anno. Un brano con un testo intimo e malinconico, come mai?
"L’ho fatta durante il lockdown di primavera in un momento di vuoto assoluto. La scrittura di nuvole mi è servita per fare un po' di chiarezza, trovare una centratura. Io abito a Cremona, e da fine febbraio in poi qui è stato davvero brutto. Perché avere una colonna sonora di ambulanze che ti passa sotto la finestra quasi di continuo, aumenta quel tipo di tensione e ha reso ancora più pesante un'atmosfera che è stata ed è pesante per tutti. Cn tutto questo intorno, la mia capacità di concentrarmi su una qualche attività si è ridotta a zero, perché qualunque cosa facessi non riuscivo. Leggo un libro? Dopo mezza pagina la mia testa era altrove. Guardo un film? dopo 5 minuti mi alzo perché non mi interessava...”
Era talmente densa la tensione della realtà, del quotidiano, che non riusciva a esserci spazio per altro...
“E figurati riuscire a concentrarmi per fare qualcosa di mio? Non avevo più parole. Perché il mio interesse la mia attenzione era tutta rivolta a sentire cosa stava succedendo nel mondo, in Italia, in giro nella mia stessa città che non potevo andare a vedere di persona. In questo contesto surreale il mio amico Fresco - ovvero Leonardo Beccafichi che è il mio producer musicale da 30 anni con il quale ho fatto, tra l'altro, l'album " Essere Umani" (2014) - mi ha mandato una base incitandomi e scuotendomi affinché iniziassi a scrivere. La base era molto bella ma io non sapevo davvero cosa scrivere in quel momento. Glielo dissi. ‘Ecco bravo – mi ha risposto Fresco - Prova a scrivere del fatto che non sai che cosa scrivere’. E' stata una sorta di auto analisi che mi ha portato alla fine a raccontare l'universo che è il mio appartamento. Con quello che vedo dalla TV e che vedo dalla mia finestra".
“Faccio la mia cosa nella casa” cantavi anni fa...
“E mai come quest'anno ho fatto la mia cosa nella casa, in salotto, nel garage!” (ride). Scrivere il testo di Nuvole è stato una sorta di esorcismo, mi ha costretto a vedere che dentro di me ci sono le nuvole ma che fuori il buio è splendente, perché è oscuro, misterioso e incognito. Ma se ti abitui a quell'oscurità riesci a vedere dei barlumi di luce che sono quelli che dovrai seguire per trovare l'uscita, e non lo dovrai fare da solo ma ciascuno di noi dovrà tenere per mano quelli che ha intorno perché bisogna uscire tutti da questo oscurità. E' un dovere morale della nostra generazione. Perché non vincano gli egoismi, non deve essere un si-salvi-chi-può, ma un si-salvi-chi-deve. Cioè tutti, tutti quanti”.
"I negazionisti del virus? “ Sono dei poveracci. Io non conosco l'infanzia che possono aver avuto queste persone.
Perché per negare l'evidenza bisogna avere dei problemi grandi.
Non è semplice complottismo, qui siamo a negare l'evidenza"
All'inizio del brano “Giorni lenti, oscuri e trasparenti scorrono. Invisibili ai vedenti si rincorrono. Contro la corrente, contro agli infermieri che soccorrono...”, Ce l’hai con i negazionisti? Con tutti quelli che sproloquiano di una fantomatica “dittatura sanitaria” e assalgono le ambulanze credendo sia tutto un bluff? Come ti spieghi il fenomeno di chi nega la pandemia?
“ Io non conosco l'infanzia che possono aver avuto queste persone. E non è una battuta. Perché per negare l'evidenza bisogna avere dei problemi grandi.
Non è semplice complottismo, qui siamo a negare l'evidenza. Dire che il virus non esiste, che la gente muore per altre cose, dire che è una semplice influenza, è un tipo di approccio che ha delle radici lontane, in un disagio che non conosco. Penso che persone così non devono coprire posizioni di potere perché sono pericolose. Penso a Trump negli Stati Uniti e ad altri simili. Ma anche a questi toccherà prenderli per mano e portarli fuori dalle fiamme, Non ci sto a dire "Non ci credi? futtiti duocu" come dicono in Sicilia. Solo perché uno è stupido ha diritto di morire?”
Eppure è bastata quella frase di Crisanti “voglio leggere i dati” per sollevare orde di antivaccinisti e dubbiosi..
”Tu l’hai preso come un invito a non vaccinarti?"
No, io no
“Bene neanche io. E' evidente che una frase ovvia come quella di Crisanti se l'ascolta un no-vax, prende una parola, un pezzetto della frase, la estrae secondo quello che vuol sentire e diventa un movimento d'opinione. Se uno vuole fraintendere anche questa nostra chiacchierata lo può fare tranquillamente”.
Si potrebbe isolare una singola frase e dire: "Hai visto anche Frankie è un no-vax!" ?
“Ma non esiste proprio! Per me anche quelli che si rifiutano a mettere la mascherina sono dei poveracci. Chissà che problemi hanno avuto da piccoli… Detto questo, certo, ogni epoca e posto del mondo hanno una soglia di sopportazione del disagio. Immagino, per paradosso, come un sopravvissuto a Pompei possa guardare la cronaca di qualcuno che oggi che si lamenta perché non può andare al ristorante, perché non può aprire il ristorante, perché non può andare a fare un concerto o perché l'estetista è chiusa. Ovvio che anche quest'ultimi sono grossi problemi, ma il paragone con altre epoche regge solo dal punto di vista storico e paradossale".
Una generazione troppo abituata al benessere la nostra?
“Tutti i vantaggi, tutti i progressi che ci sono stati nella nostra società, abbassano la soglia del problema. Non avere l'acqua per noi cittadini metropolitani è una tragedia, per un paese che non ha l'acqua mai è una tragica normalità. Ma il disagio nella metropoli che non ha l'acqua per un mese non può essere declassato perché c'è qualcuno che sta peggio. Perché qui, in questa dimensione, questa mancanza è una catastrofe. Per questo tipo di sistema in cui viviamo, con le regole del gioco che ci sono qui (diverse purtroppo dalle regole del gioco da un paese del sud del mondo) certe mancanze sono un problema. Un disagio resta un disagio. Secondo me, non bisogna mettere su un piatto della bilancia quello che fa star male le persone”.
"La trap? Non amo auto-tune e machismi ma io non sono quello che benpensa. L'arte non è decorazione."
Parliamo di musica. Tu sei considerato uno dei padri del rap italiano. Come ti rapporti con questa nuova generazione di rapper o trapper che utilizza anche un linguaggio molto diverso rispetto a quello tuo?
“Il linguaggio è figlio dei tempi. Anche noi ai nostri tempi dicevamo cose come "la mista nella mano di un guaglione" (dal brano La Porra dei Sangue Misto del 1994 – Ndr). In quel momento avevamo appena inventato un linguaggio popolare e io stesso ho utilizzato un lessico che era rappresentativo di quegli anni.
Nella stessa maniera succede oggi che c'è un gergo con le sue contrazioni linguistiche che rendono il linguaggio criptato rispetto a chi non non ci sta dentro. Io stesso non ha abbastanza cultura e intuito per riuscire a cogliere sempre che cosa stanno dicendo con tutta quella serie di parole straniere che finiscono per consonante.! Ma è una cosa estremamente positiva che esiste una generazione di giovani musicisti che fanno musica, hanno successo e muovono economia. E la cosa più bella è che spesso lo fanno in maniera autonoma e autogestita".
La tecnologia di oggi aiutano molto ad allargare le possibilità per chi vuol fare musica. E’ un bene?
“Oggi basta uno smartphone e si può davvero fare davvero tutto! Prince Harvey, un giovane rapper americano ha registrato un intero disco in un Apple Store. Andava la mattina con la chiavetta, caricava e utilizzava i programmi dei Mac esposti che la sera vengono resettati, e prima di andare via salvava la sessione sulla sua usb per ritornare il giorno dopo. Finché non ha realizzato, gratuitamente, un album intero. Questa è la dimostrazione che se uno ha un'idea e talento può fare oggi qualsiasi cosa. Io nel mio piccolo, negli anni 90 il video e le canzone Quelli che ben pensano li ho realizzati in questo stesso appartamento nel quale mi trovo ora, senza mai uscire dal portone del condominio“.
Vera musica indie, autoprodotta...
“Minchia! più di così!” (ride)
Hai citato Quelli che ben pensano. Alcuni testi di artisti trap vengono definiti sessisti, aggressivi, sono inneggianti alle droghe e alla violenza verso le donne: sono solo opinioni di “benpensanti” o c'è qualcosa che non va in questa musica?
“Quando si inneggia all'abuso sulle donne e si racconta il proprio stalking come una normalità ovvio che quello spaventa. Ma le canzoni raccontano la società, anche laddove si fa della fiction, e comunque sono fette di realtà vissuta. Nella cultura hip-hop il machismo, il sessismo hanno sempre un po' spadroneggiato con delle eccellenti eccezioni. Purtroppo è sempre stata così. I messaggi della Zulu Nation (l’organizzazione fondata, nel 1973, dal rapper e DJ Usa Afrika Bambaataa con lo scopo di fornire delle indicazioni etiche ai giovani che si avvicinavano alla cultura hip hop - NdR) sono sempre stati male interpretati o neanche ascoltati da quelli che poi hanno creato un vero e proprio show business basato sull'hip hop”.
Ci deve essere un limite, una auto censura dell'espressione artistica secondo te?
“No, perché il discorso artistico è complesso. L'arte non è che deve essere bella. Far stare bene non è l'obiettivo dell'arte, il suo obiettivo non è il benessere dello spettatore.
Anzi, spesso la migliore arte è quella disturbante. Quando uno concepisce un'arte con il solo obiettivo di far stare bene le persone sta facendo decorazione, che è anch'essa un'espressione artistica, però non ha una motivazione, non ha un messaggio al proprio interno oltre alla decorazione alla parte estetica, che è bella però nasce con un intento diverso e ha una carica differente. Ci sono anche espressioni cinematografiche disturbanti che tuttavia hanno ragione di essere e di esistere. È la cultura della società che le riceve che deve essere più o meno matura a decriptarla, a cogliere queste espressioni artistiche estreme come un'occasione per crescere o per sedimentarsi nell'abbrutimento. Se c'è una risposta corale di rifiuto di repulsione verso determinati messaggi. Alle volte, ci sono delle cose che vengono fraintese, certi argomenti che quando vengono toccati, immediatamente generano repulsioni da parte dei media, del pubblico, di certa parte di pubblici influenzatori. E, quindi, una cosa che aveva un senso finisce per averne un'altro che la demolisce.
Io non ho mai scritto di queste cose perché non è il mio carattere, e non mi concepisco come un personaggio ma come uno che vuole raccontare quello che vede. A me piace fare dei documentari quando scrivo i testi".
C’è qualcosa che ti piace di questa nuova generazione rap e trap?
“Ho sentito canzoni che mi sono piaciute e altre mi hanno fatto inorridire. The Supreme per esempio lo trovo uno fresco, bravo, ineccepibile per un ragazzo di 19/20 anni qual è. Fa musica con un eclettismo e una varietà di argomenti e di stili, e ha creato un suo universo fatto di cartoni animati che è coloratissimo: Ma non è certo Mio Miny Pony, è molto di più!"
Ti piace dl'uso dell'auto-tune?
“Parlando dal punto di vista squisitamente musicale musicale, diciamo che con il pezzo Believe di Cher, perfetto per quella canzone, l’esperimento poteva terminare lì senza rammarichi. L’idea dell’auto-tune si poteva a quel punto rompere e buttare via nel dimenticatoio.
E invece... Come dire, io non sonoun amante dell'oboe ma non è che non vado a non vado a sentire un concerto classico perché c'è l'oboe. Ma se l'oboe lo utilizzi dappertutto e per fare tutto che esageri. Se lo scretch lo metti ovunque, se fai un pezzo con un solo effetto di batteria o di chitarra diventa eccessivamente caratterizzante. Ok diventa un genere specifico come il trash-core, l'hard-core -hiphop. Ma le regole di questo gioco prevedono che la voce passi attraverso quello strumento. A me questo effetto qui non piace però ascolto comunque i pezzi. Ascolto cosa vogliono dire e raccontare questi ragazzi. Sotto quei tatuaggi ci sono delle teste, delle persone, ci sono dei cuori, ci sono delle vite, delle esperienze. Se non riesci a a parlare con i giovani è perchè non ti sei fermato ad ascoltare che cosa c'hanno da dirti sti giovani! Indipendentemente dal fatto che tu possa condividerlo o meno: lo hai ascoltato? A me sembra che ci sia molto molto pregiudizio, ci sia molto l'etichetta. Vedi i capelli rosa, vedi i tatuaggi in faccia e dici: Vabbè ho capito...".
Anche tu e gli altri giovani del primo rap negli anni 90 subivate pregiudizi?
“ Certo! Anch'io ho avuto una fase così è anche nei miei confronti c'era questo tipo di repulsione. In questi giorni sono andato a vedere le foto di come mi ero conciato quando sono andato a presentare Fiht the Faida ad Avanzi dalla Dandini… Avevo i capelli tutti dritti tenuti dritti con chilie di lacca solo sulla cima, pantaloni con una fascia dipinta, il giubbotto tutto dipinto dietro bellissimo (che metto ancora!). Non avevo tatuaggi in faccia e i capelli erano del mio colore naturale ma ma stiamo parlando di quasi 30 anni fa. Ogni generazione c'ha le sue… Non bisogna avere pregiudizi”.
"Franceschini? E’ disarmante la disattenzione verso il mondo della musica. Quando uno è sordo le cose non le sente.
Forse con le immagini riusciamo a comunicare meglio con lui.
Gli facciamo un disegnino?"
Parliamo del momento tragico che sta vivendo la musica live, ma anche lo spettacolo, il teatro: State ricevendo abbastanza attenzione e aiuto da parte dal governo?
“La risposta è semplice e sintetica: No. Non abbastanza attenzione e non abbastanza aiuto. C'è proprio una miopia, una incapacità di guardare oltre un segmento minuscolo dell'universo dello spettacolo, della cultura, dell’arte, del turismo. Perché non esistono solo il Colosseo o la riapertura dei Fori Imperiali, e non esiste solo prima della Scala in diretta in streaming, che va benissimo per carità. Però c’è anche la seconda della Scala e la terza e la ventesima e soprattutto non esiste solo la Scala…". Quando, in un momento del genere, il ministro che dovrebbe rappresentare gli interessi della tua categoria lo senti parla punto di vista delle comunicazioni, con un po’ di coordinamento, possiamo reggiungere veramente chiunque.
Durante il locksown di marzo e aprile mi sentivo tutte le sere con Laura Pausini che è una donna straordinaria, una persona veramente piacevole e con un cuore enorme, ma è anche una grande professionista e ed è una che si sente - giustamente - la responsabilità di oltre 80 famiglie che dipendono da lei. Bisogna far capire al ministro che non ci sono soltanto Laura Pausini e Frankie Hi-nrg ma anche una filiera di piccoli musicisti e tutti gli addetti ai lavori, alle luci, i tecnici, gli autisti, gli uffici stampa dei vostri tour che stanno perdendo il lavoro. C'è una maniera troppo isterica e nuvolosa di affrontare il problema. Vedo manciate di denaro tirate a caso e senza un criterio. Il Ministro Franceschini mi sembra scollegato e distante. Per carità, io non vorrei essere nei panni suoi, così come di qualunque altro ministro in questo momento storico. Franceschini nella posizione di ministro ha la responsabilità della lirica e dei grandi teatri, certo, che hanno avuto sempre un canale preferenziale, ma non deve dimenticare e lasciare solo tutto il resto”
C’è una disattenzione da parte del Ministro Franceschini verso il mondo della musica? Molti operatori della musica live, per esempio, denunciano che nel decreto ristori si prende come riferimento il solo mese di aprile del 2019 per quantificare il tuo mancato reddito quest’anno e quindi gli aiuti. Peccato che, per un tipo di lavoro molto variegato e stagionale come quello delle tournèe, per beffa in quel mese si può aver incassato incassato zero e quindi non avere nulla...
“Questa non è solo disattenzione, si chiama sciatteria! Di questo tipo di leggerezze ce ne sono centinaia. In ogni settore, e soprattutto in quelli ritenuti marginali e mero intrattenimento. Il problema è però che quando l’arte la cominci a interpretare solo come decorazione e sei nella posizione in cui devi decidere dove possono andare i fondi per l’arte, e sbagli clamorosamente quelli che dovrebbero essere i veri destinatari di quei contributi. La disattenzione è sciatteria. Se io avessi quella responsabilità non dormirei la notte. E purtroppo non servono appelli, lo abbiamo fatto, lo hanno fatto voci più illustri della mia, con più seguito, con una voce molto più alta della mia e da media molto potenti e esposti. E’ disarmante. Quando uno è sordo le cose non le sente. Forse bisognerebbe fargliele vedere, magari con le immagini riusciamo a comunicarle meglio. Gli facciamo un disegnino? Chiediamo a dei bravi fumettisti magari hanno più successo delle nostre voci e del grido del mondo della musica, del teatro e della cultura…”
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