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  • di SIMONE MERCURIO

1917: il capolavoro di Mendes

Un'immersione totale nell'orrore della guerra, un viaggio nel tempo. Abbiamo visto in anteprima 1917 il nuovo film, il capolavoro di Sam Mendes (American Beauty, 007 Sky Fall) e a caldo il primo commento è quello che ci troviamo di fronte a un film che farà la scuola del genere di film di guerra, a grande, grandissimo cinema. Un'esperienza emotiva dove lo spettatore respira, corre, soffre, immerge i piedi nel fango e le mani nei cadaveri - anche si - insieme ai due protagonisti. Qualcuno ha avuto l'ardire di scrivere, sbeffeggiando il film, che si tratta quasi di una "trasposizione in celluloide di un videogame cult come Call Of Duty".

Anche se fosse (e non è), quella del game è mera computer grafica, è un cartone animato digitale, seppur di alta fattura. Qui nell'opera di Mendes siamo di fronte ad artigianato cinematografico, qui è sudore di operatori e capacità degli attori, qui è abilità di un direttore della fotografia capace di cogliere la luce migliore, qui è acrobazia e movimenti di macchina da presa che viene sospesa, fatta "volare" e movimentata come in pochi nel cinema hanno fatto a questo livello.

Un film tecnicamente incredibile, di oltre due ore e con un unico lungo piano sequenza (i tagli sono invisibili e montati in parti dove è impossibile vederli) con migliaia di attori e decine di cambi location, bombe, attraversamenti diurni e notturni in spazi ampi, nell'acqua, tra le rovine di case e città distrutte e in mezzo al fuoco. Il film è stato ispirato dall'esperienza del nonno del regista Sam Mendes, Alfred Mendes, che ha realmente combattuto nella prima guerra mondiale nella battaglia di Passchendaele. Il plot, lo spunto iniziale della sceneggiatura, è infatti basato da un racconto che il nonno paterno del regista gli fece quando era un ragazzo.

Pare che lo stesso nonno di Mendes sia il "messaggero" protagonista del film. Un messaggio. dunque - quello del generale del loro contingente inglese - che i due protagonisti e amici interpretati dai bravissimi George MacKay e Dean-Charles Chapman, devono consegnare entro l'alba successiva al colonnello di un battaglione anch'esso britannico per evitare che caschino in una imboscata dei tedeschi. "Se la missione fallisce sarà una carneficina, oltre 1600 morti, compreso tu fratello" dirà il generale ai due soldati.

I due giovani attori, oltre alla bravura nel calarsi nei loro personaggi, hanno dovuto affrontare una reale prova fisica durante le riprese. In tanti casi anche senza stuntman, hanno dovuto correre, saltare, immergersi in acque fluviali, saltare nel fango, scansare esplosioni e (nella finzione scenica, ovviamente) evitare pallottole. Il risultato fa sì che lo spettatore viene letteralmente risucchiato, catturato e "vive" queste prove come in prima persona assistendo a un film che - lo consigliamo in questo caso come non mai: - per viverlo al meglio va visto al cinema, in una grande sala cinematografica e con altoparlanti potenti.

1917 è l'esperienza più coinvolgente che chi scrive ha avuto al cinema da qualche tempo. Siamo abituati a vedere rappresentata sul grande schermo più la Seconda Guerra Mondiale rispetto alla Prima che è più ignorata dal cinema. Ma la cosiddetta Grande Guerra provocò un numero di morti immenso. Secondo le stime più recenti che rimbalzano in rete la Prima Guerra Mondiale ha causato circa 26 milioni di morti tra militari e civili, un numero molto maggiore di qualsiasi altra guerra avvenuta in precedenza. "Anche se la più sanguinosa guerra della nostra storia oggi rimane la Seconda Guerra Mondiale con più di 50 milioni di vittime - scrive la rivista Wired - il primo conflitto mondiale rimane un vero e proprio giro di boa per il modo di fare la guerra dell’uomo, sia per le armi utilizzate, che per il numero di paesi e di soldati coinvolti. Parlare di numeri quando si tratta di un argomento complesso come una guerra e soprattutto risalente a molto tempo fa però è pericoloso, fondamentalmente per due ragioni: primo, perché i grandi numeri sono scarsamente significativi se non vengono contestualizzati, secondo, poiché quando si tratta di fonti storiche è quasi impossibile che lo scenario descritto sia univoco. Un secolo dopo, infatti, gli storici litigano ancora sulle stime dei caduti, ma un dato è chiaro: è stata davvero la guerra più grande".

Nel film di Mendes l'orrore inimmaginabile della vita nelle trincee è animato da una bellezza inquietante, quasi surreale. Il paesaggio in rovina, disseminato di cadaveri, sembra alieno e ultraterreno, ogni singola superficie che brulica di malattia, nasconde esplosivi e frammenti appuntiti di metallo, ostili a tutte le forme di vita. Cadaveri di esseri umani e animali ovunque. La guerra è rappresentata quasi come un disastro naturale inconoscibile e onnicomprensivo, il film sottolinea quanto sia inutile e assurdo tutto. La pura desolazione e l'infinita sofferenza umana sono rese sullo schermo con l'illusione abile di un singolo colpo, la telecamera arrancando dietro gli uomini, e lo spettatore è un temporaneo abitante di questo sterile inferno. Un film che riesce anche a essere intimo, esistenziale, attraverso gli occhi pieni di orrore e disperazione di uno dei protagonisti fino all'ultimo miglio, prima del finale che arriva in crescendo con una serie di stop-and-go ad alto tasso emozionale.

Oltre ai protagonisti ci sono una serie di cameo in 1917 personaggi secondari come il comandante interpretato da Colin Firth, il colonnello col volto di Benedict "Sherlock Holmes" Cumberbatch, Richard Madden e Mark Strong.


Il film è vincitore di due Golden Globes come miglior film e come miglior regista ed ha ricevuto ben 10 nomination per gli Oscar 2020.

Secondo noi Mendes ha scalzato Joker, The Irishman, Parasite e C'era una volta Hollywood di Tarantino come miglior film agli Oscar 2020. Probabilmente uno dei miglior film di guerra e sulla guerra mai realizzati ma allo stesso tempo un lungometraggio intimistico, esistenzialista che fa capire che, in fondo, la nostra generazione è stata molto, ma molto fortunata.


In basso un video che racconta e fa vedere in parte il back stage delle riprese di 1917



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