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  • di SABRINA SCIABICA

CYRANO DE BERGERAC E IL TEATRO CHE FA ANCORA SOGNARE


Se il teatro è un viaggio tra sogno e realtà, il Cyrano de Bergerac, in scena all’Eliseo fino al 25 novembre, è decisamente un sogno.

Tanti cartelloni romani, nella stagione appena iniziata, hanno scelto spettacoli classici abbastanza fedeli ai testi originali. Anche questo lo è, eppure la regia di Nicoletta Robello Bracciforti opera una magia per cui, mantenendo l’originale di Edmond Rostand, giustamente citato nel sottotitolo, rinnova ogni aspetto, affianca alle parole musiche originali, riveste ogni angolo del palco di una veste tutta sua.

Le scenografie, di Matteo Soltanto, di cui non si diranno i dettagli per non toglierne la sorpresa, sono eccezionali e contribuiscono a fare dello spettacolo un evento unico, sensazionale. Esse si distribuiscono in altezza e profondità e, insieme al gioco di luci, creano la meraviglia che soltanto il teatro può dare, quel teatro che fa leva sui sentimenti puri, sull’istinto, sul coinvolgimento dei sensi, come era nel teatro classico, quello “vero”.

Lo stupore ci tiene sull’attenti per le oltre due ore di messa in scena durante la quale non ci si annoia mai. La bravura degli attori - tra cui spiccano Thomas Trabacchi, Massimo De Lorenzo e gli altri citati di seguito - ci ammalia.

Un Luca Barbareschi dal fisico imponente, perfettamente calato nel personaggio, protagonista sensibile e irruente, tiene la scena in maniera impeccabile.

Il suo è un Cyrano intimista, è un audace, un passionale, uno che si fa tanti nemici perché non si piega a niente e a nessuno. È uno spirito libero. Tuttavia, nonostante l’ammirazione di molti, non si riappacifica mai con la sua bruttezza – perché questo vede in se stesso, dato che gli altri glielo rinfacciano continuamente.

Ma soprattutto, al di là di importanti spunti di riflessione sottolineati in questa versione, come l’essere e l’apparire, i giudizi affrettati di chi ci circonda, e molto altro, Cyrano è colui che è capace di amare nel senso più profondo del termine, oltre ogni egoismo.

Poiché amare è volere il bene della persona adorata, lui sacrificherà se stesso per dar piacere a Rossana, annientandosi dietro a Cristiano - Duilio Paciello - il ragazzo di cui lei è innamorata.

Lei - Linda Gennari - è la delicata fanciulla che da semplice oggetto d’amore, inizialmente sbrodolante di romanticismo smielato, cresce fino a diventare punto cruciale della vicenda e, come se davvero quei quattordici anni di cui si parla nel finale fossero passati in decine di minuti, matura fino alla toccante scena di chiusura. Le sue lacrime vere rapiscono lo spettatore che… si innamora perdutamente della sua bravura.

Il direttore artistico del teatro, Barbareschi, ha voluto mettersi in gioco in prima persona per celebrare il centenario di uno dei teatri più importati della capitale. Inizia così la stagione dell’Eliseo, con una prima nazionale potente, ben studiata e ben fatta.

Commossi si lascia il teatro, portandosi dentro una speranza d’amore. E oggi non è poco.

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