Sabato 14 Giugno Roger Waters ha concluso, in maniera trionfale, il tour estivo “Us + Them” nella splendida cornice del Circo Massimo in Roma, davanti a migliaia di spettatori che hanno invaso fin dalle prime ore di un assolatissimo pomeriggio l’area archeologica romana. Un luogo emblematico per concludere un tour impegnativo sotto ogni punto di vista: la culla della storia che accoglie una leggenda della musica rock.
Un concerto che fin dalle prime sonorità ed immagini si è trasformato in una vera e propria opera d’arte: non è stata solo musica ma suoni, immagini, suggestioni che inevitabilmente hanno coinvolto fin dal primo istante il pubblico che, in ogni punto dell’immensa area, poteva godere dello spettacolo multimediale. Impossibile, dunque, non essere travolti da questa onda di energia ed emozioni.
Lo schermo, enorme (66 metri per 12), ha dominato il palco e proiettato continuativamente non solo le immagini dei musicisti, ma anche colori e immagini psichedeliche, ben note allo stile della band, filmati di impegno e denuncia civile, immancabili le immagini che ricreano galassie e supernove, stelle e pianeti infuocati che si fondono in maniera impeccabile e quasi magica con i volti dei componenti della band.
Immagini e suoni che hanno catturato e aiutato ad immergersi nel senso delle composizioni: nel filo conduttore della storia che Roger Waters e i suoi ci hanno voluto narrare: “Us + Them”, Noi e Loro. Pubblico e Band diventano un Noi!
E’ lo stesso cantante nel corso della serata a spiegare che il senso della sua opera è coinvolgere tramite la parola lo spettatore, permettere che il pubblico sia parte attiva dello spettacolo, non solo ascolti ma condivida e comprenda. “Us + Them”, appunto, uniti in un unico respiro.
Circa 20 minuti prima del concerto, il rumore delle onde del mare, grida di gabbiani e il suono del vento hanno attirato l’attenzione del pubblico: i suoni sono seguiti dalle immagini sullo schermo di una donna seduta in mezzo alle dune di una spiaggia, in attesa di fronte al mare…Un’esplosione di colori e si parte al ritmo di “Breath” mentre lo schermo proiettava immagini di una sorta di corridoio infuocato in cui si aprivano infinite porte: Noi siamo stati quasi risucchiati da queste immagini, accompagnati dalla musica, e attraverso queste porte siamo arrivati da Loro, sul palco..Loro, fermi, mossi solo dalla psichedelica coreografia, ci hanno accompagnato in questo viaggio lungo 3 ore..
Lo spettacolo è proseguito con “Dark Side of the Moon”, seguita da “One of these days” , “Meddle”, e poi “Time” e “The great gig in the sky”: il pubblico in estasi e Circo Massimo completamente al buio illuminato solo dalle magnifiche stelle dello schermo, dalla notte romana e dalle luci degli scavi del palatino.
Possiamo dire che questa sia una vera opera d’arte contemporanea in forma di concerto, che minuto dopo minuto si è modificata, diventando sempre più complessa. Ma quasi da subito si è evidenziato l’impegno sociale e politico di Waters, sicuramente le sue dichiarazioni sono tra le più forti e controverse degli ultimi anni: Rogers non ha forse una grande voce come Gilmour ma è un ottimo musicista, accompagnato da altrettanti grandi artisiti, è un architetto che ha collaborato nella genesi di questa spettacolare macchina coreografica e sicuramente un uomo molto impegnato socialmente. E’ un musicista ed un animo rock…e pertanto senza mezzi termini e senza compromessi.
Nel corso del concerto, anche grazie alle immagini, si è parlato di guerra, di immigrazione, di violenza, di denaro, di un mondo spesso crudele che vorremmo pero’ tutti migliorare per noi stessi e le generazioni future: Waters ha raccontato tutto questo tramite le parole e i filmati che accompagnano “Welcome to the machine”, e con le canzoni tratte dal suo album più recente, “Is this the life you really want”, “Déjà vu”, “The Last Refugee” e “Picture that”.
Si è ritornati quindi alle ben note sonorità dei Pink Floyd con “Wish you were here” che ha letteralmente illuminato con le sue note l’intera arena: canzone leggendaria in un sito leggendario, quindi “The happiest days of our lives” e una travolgente “Another brick in the wall”, arricchita dalla presenza in scena di una dozzina di giovanissimi ragazzi.
Nonostante la pausa, lo spettacolo, anzi le denunce, non si sono fermate: sullo schermo sono apparse ancora frasi con riferimento alla politica, i diritti umani, l’inquinamento e la rinascita del fascismo nel mondo. Si è sollevata una vera e propria denuncia alla politica di Trump, di Putin, quella di Israele nei territori occupati e contro le popolazioni arabe .
RESIST: “resistere”, è stato questo il tema della seconda parte dello spettacolo, che si è aperto con un’altra meraviglia: l’apparizione dei comignoli della Battersea Power Station, che ha preso forma sotto ai nostri occhi, con tanto di maiale rosa volante: la coreografia perfetta per i brani dell’album “Animals” ovvero “Dogs” e “Pigs”.
E’ questa seconda parte che ha visto un tono politico molto più forte ed evidente: “Us + Them” sono i profughi e gli stati che li accolgono…o non li accolgono, sono i governanti, siamo noi..
Sullo schermo sono apparse le immagini di Putin, Trump, Theresa May , Macron, Angela Merkel , Erdogan, passando anche per Berlusconi, nel mentre sulla testa della gente volava un gigantesco maiale che sul fianco aveva una scritta in italiano “Restiamo umani” e sull’altro il testo inglese “Be Human”.
Ma il cantante ha riservato le denunce più forti per Trump: sul video sono comparse le sue frasi più esemplari e controverse, per poi comparire in conclusione la scritta “Trump è un maiale”. E poi, subito dopo la denuncia alla sua avidità sulle note di “Money”.
Il tono è cambiato con “Us and them” una vera e propria richiesta a riconoscere noi negli altri, indipendentemente da razza, religione o stato sociale.
Dopo “Smell the roses” si è arrivati quindi al gran finale con “Brain damage” e “Eclipse” e un'ulteriore meraviglia tecnologica ovvero il prisma della copertina del disco “Dark side”, ricostruito con dei raggi laser nel bel mezzo della platea, attraversato da fasci di luce di tutti i colori.
Quindi i bis: “Mother” e una travolgente e memorabile versione di “Comfortably Numb”, che ancora una volta ha messo in luce le splendide doti di una band perfetta: Johnatan Wilson, che ha fatto le veci di Gilmour nelle parti cantate, e Dave Kilminster, che lo ha sostituito negli assoli di chitarra.
Una festa, un trionfo e come tutte le grandi feste il concerto si è concluso con i fuochi d’artificio che hanno illuminato questa splendida notte romana di mezza estate.
Lo schermo si è poi animato di nuovo: stavolta accanto alla donna seduta di fronte al mare, è apparsa una bambina: segno di un’attesa forse finita, della speranza, del futuro e della bellezza forse in arrivo..
Lo spettacolare concerto di Waters quindi non è stato solo musica, ma un esempio di come arte, immagine, comunicazione, impegno sociale e politica possono fondersi insieme ed arrivare al cuore delle persone indipendetemente da ogni lingua e credo religioso..l’importante è Resistere ed essere uniti per donare un mondo migliore ai nostri figli : US + THEM