Sarebbe mai venuto in mente a Tony Servillo e agli sceneggiatori di Paolo Sorrentino la scena in questi giorni di consultazioni per il nuovo governo, in cui il vero Silvio Berlusconi mima e conta da gigione ("uno-due-tre") al fianco di Matteo Salvini rubandogli il palcoscenico? O frasi fuori dai denti contro il Movimento 5 Stelle come “A Mediaset i grillini li assumerei solo per fargli pulire i cessi”?
Loro 1 è la prima parte del nuovo film di Paolo Sorrentino da oggi 24 aprile in tutte le sale (dal 10 maggio arriverà invece la seconda parte) ispirato alle note vicende del bunga-bunga berlusconiano, di Ruby “rubacuori” delle olgettine, di Nicole Minetti, Noemi Letizia, Patrizia D’Addario e delle “cene eleganti” tra Villa Certosa e Palazzo Grazioli.
“Loro sono quelli che contano” spiega il giovane faccendiere pugliese alla sua fidanzata e complice di “affari”, personaggio liberamente ispirato a Giampaolo Tarantini e interpretato qui da un bravo Riccardo Scamarcio, ovvero l’imprenditore condannato per aver organizzato le cene a casa Berlusconi con alcune escort: era lui a gestire il «giro» di ragazze a pagamento per le feste a casa dell’allora presidente del Consiglio.
In una delle prime scene del film siamo su un piccolo yacht al largo del mare pugliese, lo spregiudicato “facilitatore” fornisce una giovane donna a un laido politico locale in cambio di un appalto.
La stessa ragazza nella scena successiva fa sesso con lo stesso disinvolto intrallazzatore in modalità "postura della leonessa" come elegantemente gli antichi greci chiamavano la posizione sessuale supina: Sarà un tatuaggio con l’effige del viso di “Lui”, impresso poco sopra le natiche della fanciulla ad avere per il faccendiere lo stesso effetto che ebbe - si perdoni l’impudente metafora – San Paolo sulla via di Damasco: “Dobbiamo fare il salto di qualità! – esclama – dobbiamo andare a Roma e arrivare a Lui”. Al Caimano insomma, come direbbe Nanni Moretti.
Lo stile di Paolo Sorrentino è inconfondibile. Si lavora per immagini splendidamente “fotografate”, per metafore visive, frasi lapidarie, ciniche, immagini forti e poetiche allo stesso tempo (la pecora bianca a Villa Certosa nella prima scena, per esempio) e scene di un bestiario umano e di decadenza assoluta. Nani, ballerine, dromedari, emiri contornati da voluttuose danzatrici, carabinieri di scorta “obbligati” a comprare biancheria intima per l'amante dell'ex ministro interpretato da un Fabrizio Bentivoglio imbruttito, calvo e pusillanime.
C’è la giovanissima studentessa che viene “donata” dallo spregiudicato faccendiere/magnaccia al misterioso e potentissimo “dio” che in una sala sauna è nudo, ma è nascosto da un'asciugamano sulla testa e una sul basso ventre mentre parla con la voce camuffata per non farsi riconoscere (“scegli quale asciugamano togliere e ricorda che ogni scelta ha le sue conseguenze”, dirà alla giovane).
C’è la danza collettiva di corpi seminudi e sotto effetto stupefacente che fanno perfettamente il paio con le scene orgiastiche, kitch e godereccie de La Grande Bellezza e le feste di Jep Gambardella.
Ci sono rinoceronti che corrono liberamente in città calpestando buche e asfalto per le strade dell'Eur a Roma.
Ci sono frotte di giovani e procaci donne in tubino nero che "marciano" su Roma nella notte, e ci sono ratti che sgusciano veloci tra Colosseo e Fori imperiali e che, attraversando la strada, provocano il capovolgimento del camion dell’Ama colmo di spazzatura che esplode in rallenty in una scena che ricorda quella celeberrima di Zabriskie Point il capolavoro di Michelangelo Antonioni, con la musica dei Pink Floyd.
C'è lo sguardo perso nel vuoto della “prima" donna che ha partecipato alle feste private (ed eleganti, ça va sans dire).
C'è l'inarrivabile “ape regina” Sabina Began interpretata da Kasia Smutniak che seduce Scamarcio promettendogli l'incontro con Lui.
C’è il devoto e altero maggiordomo “terzo uomo” che prepara le tante e tutte uguali scarpe col rialzo al Cavaliere, che gli pettina la pelata rinfoltita, e che sornione ascolta la “maledizione” di B. rivolta verso il traditore in visita (“sto scrivendo la sua biografia in questo momento”).
C'è infine (arriva dopo un'ora di film) un impagabile Servillo/Berlusconi che canta le canzoni di Apicella in dialetto partenopeo con la cadenza milanese (fingendo di sbagliarne la pronuncia).
Qualcuno dei giornalisti in sala definisce una macchietta parodistica l’interpretazione che Servillo fa di Berlusconi e la sua “maschera", in perfetti stile Bagaglino (nel film più volte citato). Sicuri che non sia voluto? Sicuri che lo stesso Silvio Berlusconi, la sua immagine, le sue barzellette non siano esse stesse ispiratrici della ben nota compagnia di avanspettacolo romana?
Il Cav/Servillo annoiato ciondola nella villa in Sardegna, (sognando e sbirciando le giovani donne nella villa a fianco e negli yacht limitrofi) e si lamenta (“i miei figli mi hanno preso le aziende, i comunisti mi hanno mandato all'opposizione, ma io sono un uomo del fare cribbio!”) e tenta di (ri)sedurre Veronica Lario (interpretata da una bellissima e davvero in parte Elena Sofia Ricci - ndr) per l'ultima volta prima del divorzio ("ormai ho accettattato i tuoi tradimenti, ma io ho una dignità Silvio!"). E così B. nella prima scena in cui appare è vestito da odalisca per far ridere la moglie, la porta in barca annoiato e musone e poi sulla moto d’acqua. Infine, (e qui il "potere" fa capolino) convoca perfino il vero Fabio Concato, sotto lo sguardo frustrato di Apicella, per cantare “Domenica Bestiale” la canzone che ha fatto da colonna sonora ai primi incontri di Silvio e Veronica. Ci prova B. a evitare l'inevitabile con la lario, ma i due mondi e i loro interessi sono ormai lontani.
Se Silvio “tenta” sulfureo il calciatore fuoriclasse in visita i Sardegna affinché vada al Milan (“con noi avresti il numero 10 sulle spalle, denaro, successo, fica”) Veronica legge "L'Uomo duplicato" di Josè Saramago e recita piece teatrali con burattini al nipote (“Sembra un programma d Raitre!” sbotta Nonno Silvio). C'è infine il B. Caimano, il politico spietato che addita come traditore il povero ex ministro Santino Recchia con il viso di Bentivoglio (Bondi?) reo di volerlo tradire.
Il 10 maggio arriverà la seconda parte di questo affresco decadente e decaduto in versione celluloide firmato da Paolo Sorrentino. Non si può certamente giudicare un film “a metà” che potrebbe essere quasi una serie televisiva, come è stata la stessa The Young Pope, firmata sempre dal regista Premio Oscar.
Certo parlando del personaggio Berlusconi e della sua (ex?) corte l'attualità spesso supera la fantasia ed è ancora oggi in piena lavorazione ed evoluzione. Non basterebbe una serie televisiva, figuriamoci un film. ma qui attraverso B. e il suo mondo si parla anche dell'Italia "tronista" e degli italiani.