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di SIMONE MERCURIO

Roma Golpe Capitale, ecco il docufilm su Ignazio Marino che racconta la vicenda politica e umana del


"Pur di cacciarmi mi avrebbero messo la cocaina in tasca" è la frase di Ignazio Marino che fa da introduzione a Roma Golpe Capitale, docufilm di Francesco Cordio che racconta i ventotto mesi - dal 12 giugno 2013 al 31 ottobre 2015 - di sindacatura a Roma del chirurgo "marziano", come lo stesso ex primo cittadino si è definito nel suo libro "Un Marziano a Roma" (Ed. Feltrinelli) pubblicato nel 2016.

In uno stile sobrio, asciutto, cinematografico, non aggressivo nella forma, il regista mette in fila i fatti, l'ambientazione e i retroscena, fino all'epilogo traumatico di una vicenda che ancora oggi rappresenta una ferita "capitale", una lacerazione, dentro la città e soprattutto tra i militanti dello stesso Partito Democratico, sia romano che nazionale.

Una cesura, anche nella carriera politica di Matteo Renzi, che dal 2015, dal "caso Marino" in poi (al quale hanno fatto seguito altri "incidenti") ha iniziato la sua fase discendente di consenso popolare, all'interno del PD e nel Paese.

Il film, sin dal titolo, chiarisce il "plot": la fine traumatica della consiliatura di Marino nasce da un golpe - affermano gli autori parafrasando il nome dell'inchiesta "Mafia Capitale" - un colpo di Stato, un atto anti democratico.

Ma andiamo con ordine e partiamo dai fatti.

Il 30 ottobre 2015 ventisei consiglieri del Comune di Roma depositano davanti a un notaio le proprie dimissioni dall’Assemblea capitolina decretando la decadenza di giunta e consiglio.

Con i diciannove esponenti del PD hanno rimesso il mandato altri sette consiglieri, di cui due della maggioranza (Centro Democratico e Lista civica Marino) e cinque dell’opposizione. Tra questi ultimi anche due della Lista Marchini, Alfio Marchini compreso, due della lista di Fitto Conservatori Riformisti, uno del PDL. M5S e SEL non hanno firmato le dimissioni.

“Chi mi ha accoltellato ha ventisei nomi e cognomi ma un solo mandante” - dichiarerà a caldo Marino in conferenza stampa - “Il PD ha perso il suo nome e il suo dna”. E ancora: “Speravo che la crisi si potesse chiudere nell’aula in modo da poter spiegare con un dibattito chiaro e trasparente cosa stesse accadendo. Invece si è preferito andare dal notaio, così gli eletti sono stati ridotti a meri ratificatori di decisioni prese altrove”. Quello che Ignazio Marino avrebbe voluto dire - racconta Il Fatto Quotidiano nella cronaca dell'accaduto - da sindaco al consiglio comunale di Roma, lo ha detto da ex sindaco in una conferenza stampa. Teso, ma mai dimesso, l’ex primo cittadino ha attaccato “i consiglieri che hanno preferito dimettersi e sottomettersi invece di affrontare un discorso pubblico”.


Francesco Cordio regista e videomaker indipendente già autore di importanti documentari con protagonisti Dario Fo, Ascanio Celestini, Fabi-Gazzè-Silvestri, aveva lavorato anche - per conto della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, presieduta dall'allora Senatore Ignazio Marino nel 2010 - ad un documentario sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, girando immagini e raccogliendo testimonianze inedite ed esclusive.

Documenti visivi che poi sono diventati un film dal titolo Lo Stato della Follia che gli è valso la menzione speciale al Bari International Film Festival 2013, la candidatura al Globo d’oro 2013 e un premio al SIMA (Social Impact Media Awards) 2014.

Per Roma Golpe Capitale - pellicola realizzata dalla casa di produzione indipendente Own Air, Cordio ha seguito Ignazio Marino fino a Philadelphia negli Stati Uniti, dove attualmente l'ex Sindaco ha ripreso a lavorare presso Thomas Jefferson University Hospitals. E nella città della Pennsylvania il film ha il suo inizio con un Marino che in bicicletta o in camice bianco si aggira per le vie della città e all'interno dei giardini della blasonata struttura ospedaliera.

Roma Golpe Capitale è in parte sostenuto da una campagna di crowdfinding e vanta il supporto di un numeroso gruppo di artisti musicali, oltre le musiche di Arturo Annecchio e Le Nuove Tribù Zulu che hanno eseguito una speciale versione del brano Bella Ciao. In chiusura del documentario il brano Roma di Alessandro Mannarino.

Il professor Marino si confessa alla telecamera di Cordio, ricordando i fatti, i progetti, le speranze e gli obiettivi, fino al tradimento politico, che ha portato alla sua caduta, per mano del suo partito di appartenenza.

Una lunga catena di fatti, azioni di governo della città, che vengono ricordati e analizzati da testimoni d'eccezione intervistati dallo stesso regista: da Federica Angeli, giornalista de La Repubblica, che vive oggi sottoscorta per aver denunciato la mafia a Ostia, al magistrato Giancarlo Caselli che conosce e stima Marino sin dai tempi in cui l'ex Sindaco lavorava nel capoluogo siciliano come direttore dell' ISMETT l'Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione, mentre il magistrato torinese era Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo negli anni successivi alle stragi Falcone e Borsellino. Intervistati nel film anche Roberto Tricarico, ex capo gabinetto del Sindaco Ignazio Marino, Francesca Danese, ex assessore welfare e politiche sociali, Massimilano Tonelli, direttore di Artribune e blogger di Romafaschifo, Francesco Luna, giornalista e blogger, Lila Yawn della John Cabot University e American Academy of Rome.


Federica Angeli è in sala durante la proiezione cui abbiamo assistito. Una distribuzione problematica per questa scomoda pellicola sia nelle sale cinematografiche che nelle tv nazionali, in questi giorni anche per gli stretti vincoli della par condicio in periodo di campagna elettorale. Nelle sole cinque date di proiezione a Roma e in quella unica di Amelia in Umbria il film ha fatto "sold out" tutte le sere totalizzando 733 spettatori. Al momento sono state aggiunte solo due date il 10 e 11 febbraio presso il periferico Cineforum Barbarigo in zona via Laurentina. Ma aggiornamenti su altre proiezioni sono "work in progress" e si possono trovare sulla pagina Facebook del film.

OSTIA

All'interno della pellicola e nel dibattito seguito alla proiezione la Angeli racconta il politico e l'uomo Marino, rivela la sua battaglia per liberare il mare di Ostia da quel "lungomuro" che lo nascondeva agli occhi dei cittadini. Una battaglia che vedeva la giornalista in prima linea, con le sue inchieste nel quartiere marinaro della Capitale.

La Angeli in sala racconta il giorno in cui le ruspe arrivarono a Ostia per buttare giù il muro: "Ricordo che Marino era felice come un bambino, perché stavamo facendo una cosa giusta e per il bene comune: stavamo restituendo la spiaggia e il mare pubblico, mare per tutti e non a pagamento per pochi". Nel paradosso, e nel totale ribaltamento dei fatti e della giustizia, nel film si vedono invece alcuni cittadini che protestano contro Marino e contro le ruspe che abbattevano muri e stabilimenti illegali.

Il ritmo del film è serrato ma non manca la parentesi romantica e letteraria, con gli episodi inframezzati da letture da parte dello stesso Marino di brani da Itaca di Costantino Kavafis.

"Sempre devi avere in mente Itaca, raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca". Al contrario di Ulisse nella poesia di Kavafis, Marino nella sua azione da Sindaco, ha forse avuto troppa fretta e poche coperture politiche. Probabilmente non credeva possibile che il suo stesso movimento politico, quel Partito Democratico che aveva contribuito a fondare, gli avrebbe voltato le spalle.

LE OLIMPIADI

C'è poi la vicenda delle Olimpiadi a Roma. Opzione ormai chiusa definitivamente con il no dell'attuale giunta pentastellata guidata da Virginia Raggi.

In poco più di due anni da Sindaco, Ignazio Marino ha aperto tanti, troppi fronti, facendosi parecchi nemici, ha cercato di scardinare un sistema di cui alla fine è stato vittima insieme alla città che cercava di salvare. La differenza del "politico" Marino rispetto ad altri politici più "piacioni" sta probabilmente nel fatto che ogni suo atto non aveva riflessi sull'immediato, sul consenso facile e "di pancia".

L'obiettivo di Marino non era il sondaggio di popolarità, l'attenzione alla successiva tornata elettorale.

Simbolico e ben raccontato nel film è l'episodio riguardante il suo rapporto con i vertici del CONI e col suo presidente Malagò per la candidatura della Capitale alle Olimpiadi.

La giunta presieduta da Marino - coadiuvata dall’architetto Giovanni Caudo all'epoca assessore all’urbanistica e dall’assessore ai Grandi Eventi Alessandra Cattoi - aveva un suo progetto per le Olimpiadi che prevedeva come beneficiaria finale la città di Roma. "Bellezza, cultura, sostenibilità, accessibilità, rigenerazione, trasparenza, eredità" sono le parole chiave espresse nella presentazione del progetto da Marino "per un progetto di sobrietà e senza sprechi".

Il comitato promotore della candidatura della città di Roma alle Olimpiadi del 2024, composto da Luca Cordero di Montezemolo, Luca Pancalli e Giovanni Malagò entra - secondo il film - in contrasto col sindaco e le divergenze riguardano il luogo dove insediare il villaggio Olimpico. Il Comitato caldeggia nuove strutture a Tor Vergata "totalmente scollegate, inutili e scomode alla città e a quei romani che dopo le Olimpiadi ci andranno a vivere" denuncia Marino anche nella pellicola. Il sindaco ed il suo assessore spingevano per creare un parco verde e un’area sportiva nella zona nord della città, nell’area di Tor di Quinto ristrutturando e rinnovando, tra l'altro, strutture già esistenti e oggi abbandonate come lo Stadio Flaminio e il Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano.

Nel film Cordio racconta che, sia l'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi sia i vertici del Comitato , in aperto contrasto con la giunta Marino, sgambettano anche mediaticamente Marino annunciando agli organi di stampa che "il Villaggio Olimpico si farà a Tor Vergata“. Siamo nel settembre del 2015, già vicini al triste epilogo dell’esperienza di Marino.

Un attacco mediatico concentrico quello contro Ignazio Marino, orchestrato dai media: tv, stampa e web. Quasi nessuno si interroga, pone domande o si schiera apertamente col Sindaco-chirurgo. "Era senza protezione, senza copertura politica e i giornalisti che si occupavano di cronaca politica potevano scaricare su di lui qualsiasi accusa senza temere nulla dai politici, perchè avevano totale carta bianca contro e verso di lui" spiegherà in sala la stessa Angeli .

IL PAPA

Ultimo tassello e ultimo capitolo prima della definitiva "defenestrazione" del Sindaco è stato il presunto scontro con Papa Francesco che, probabilmente tempestato da domande per tutta la durata della sua visita negli Stati Uniti su un suo invito al viaggio apostolico a Philadelphia, quando sul volo di ritorno Stefano Maria Paci di Sky Tg 24 gli chiede: "Marino ha dichiarato che è venuto all'incontro perché è stato invitato da lei. Ci dice com'è andata?" Bergoglio sorride e sbotta con un perentorio "Io non ho invitato il Sindaco Marino!". La frase verrà strumentalmente interpretatata - come racconta lo stesso ex Sindaco nel film citando un suo successivo colloquio col Pontefice - come un definitivo "sciogliete i cani contro Marino".

EPILOGO

Un film coraggioso questo di Francesco Cordio, che schiva il rischio agiografico dell'azione politica dell'ex Sindaco, ma si basa sui fatti, le testimonianze, le opinioni e, al di là della stretta vicenda di Marino, pone delle importanti questioni sulla democrazia e sulla reale volontà dei nostri partiti politici di amministrare la cosa pubblica per un bene comune.

Può davvero un Sindaco riuscire ad agire per il bene dei cittadini nella Capitale d'Italia di oggi, rimanendo slegato da lobby, piccoli o grandi interessi e mafie?

Riusciranno mai i nostri politici attuali ad avere una azione da statisti, una capacità di vedere e progettare "oltre" l'orizzonte ristretto della successiva elezione politica e del consenso popolare immediatamente visibile nei sondaggi?

La questione, ovvio, può ampliarsi dalla Capitale al Paese intero.

Probabilmente Ignazio Marino - da non politico - questo poteva permetterselo, ma ha peccato di ingenuità, come ben documentato nel film (che non lesina obiezioni e critiche di metodo). Lo staff di comunicazione dell'ex Sindaco, la rete di protezione e la tattica mediatica e amministrativa di Marino hanno esposto la sua figura, il suo ruolo, a candide, ma scivolose gaffes.

Un film che tutti dovrebbero vedere al cinema o in tv, a prescindere dal giudizio personale sui due anni di amministrazione di Roma. Auspichiamo che le nostre tv nazionali, magari passata la marea elettorale, possano mandarlo in onda come documento di controinformazione su una vicenda che fino adesso è stata rimossa mediaticamente, o descritta in maniera unilaterale. Un'ingenuità scivolosa anche quella di noi giornalisti?

Un "ribaltone" suicida e surreale che ha portato (consapevolmente?) un partito a una "sfiducia extraconsiliare", regalando la Capitale d'Italia ad un movimento avversario, sperando - probabilmente - in un suo successivo fallimento, da spendere nella campagna elettorale nazionale. Una fretta inusuale, quasi disperata. Immotivata ai nostri occhi, anche se veramente- come hanno ripetuto più volte i responsabili locali e nazionali del Partito Democratico - si fosse "rotto il rapporto tra Sindaco e cittadini".

La domanda aperta, in attesa di risposta: "cui prodest?". A chi giova?


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