top of page
  • di SILVIA CARCIONE

Grande jazz per i 34 anni del Paolo Fresu Quintet a Ostia Antica


“Fa molto effetto vedere così tanto pubblico in luogo così prestigioso, così pregnante e così pieno di storia. Soprattutto lo fa per noi musicisti, perché ogni volta che ci troviamo sui palchi con questo quintetto è sempre un'occasione un po' speciale...Sapete si tratta di una formazione che esiste da ben 34 anni... Eh si, non siamo ancora anziani ma questo gruppo è nato nel 1984!”.

E' un Paolo Fresu chiacchierone e ben predisposto a racconti e confidenze quello che col suo storico Quintet sale sul palco del Teatro Romano Ostia Antica Festival all'interno della seconda edizione della rassegna “Il mito e il sogno” in questa fresca serata di luglio.

In vena di narrazioni il trombettista sardo, al punto che dopo un paio di brani introduttivi e molto applauditi in una arena con un pubblico variegato e numeroso, comincia il racconto del suo ensemble più antico sin dalle origini: “Il primo che ho incontrato è stato Roberto Cipelli nel 1982 - dice indicando il corpulento pianista al suo fianco che, tra le risate del pubblico, si avvia a margine del palco e prende un estintore per piazzarlo ai piedi di Fresu. “E' una forma precauzionale per la serata – afferma divertito - una volta Paolo non parlava mai, adesso non ci fa suonare!” esclama.“ Pensa che mi prendavate pure per muto – ribatte Fresu – mi sono rifatto col tempo”.

Un live musicalmente grandioso con un trombettista davvero in forma e un quintetto ben rodato. Ne approfittiamo anche noi per raccogliere e trascrivere una narrazione biografa del Nostro. “Eravamo un gruppetto di selvaggi sardi, soprattutto io che venivo da un paese del nord dell'isola che si chiama Berchidda. All'epoca pensavo che la Sardegna fosse il centro del pianeta. In realtà lo penso ancora!”.

Il pubblico sta al gioco. Anche quando Fresu scende giù dal palco con la sua tromba. Dapprima sembra interloquire direttamente con ciascuno del pubblico attraverso il suo strumento a breve distanza dagli spettatori. Poi tra palco e parterre è un ping pong di suoni, tra jam session, improvvisazioni, intrecci sonori, come solo nel jazz e coi grandi jazzisti si può fare. Con Fresu a tromba e tricorno e Cipelli a pianoforte e piano elettrico, sul palco Tino Tracanna al sax tenore e soprano, Attilio Zanchi al contrabasso ed Ettore Fioravanti alla batteria. “Siamo uno dei gruppi storici del jazz europeo!” afferma orgoglioso Fresu in un altro dei suoi aneddoti. Sono molti in scaletta i brani dall'ultimo disco ¡30!, del 2013 pubblicato proprio per i tre decenni di attività del quintetto.

Tra un racconto, un brano e l'altro, dalle prime file un bambino prima solo irrequieto strilla. “Ecco lo hai fatto piangere!” è l'accusa di Cipelli rivolta al trombettista. “La musica va ascoltata sin da piccoli ancor prima che da grandi...” controbatte Fresu, ed è il volàno per un altro aneddoto che lancia il brano “Giallo Foglie” ispirato dal figlio Andrea e dedicato alla fantasia e al potere dell' immaginazione dei più piccoli. “Una volta a scuola la maestra ci comunicò preoccupata che i bambini, tra cui il mio, erano per lei troppo distratti e sciatti. 'Perchè?' chiesi io. Ieri li ho fatti disegnare – era autunno – ma non hanno colorato le foglie di verde ma di colori immaginari...”.

E ancora la volta di una gag con Cipelli e del racconto del loro primo incontro con il pianista in albergo che gli viene presentato per caso, con in dosso solo dei boxer bianchi a pois rossi.

Arriva la magia del brano “T.R.E.A.P” acronimo dei cique nomi della formazione Tino, Roberto, Ettore, Attilio, Paolo. Il disco invece si chiamava P.A.R.T.E. “Per l'album ho voluto il mio nome per primo!” spiega Fresu.

In coda arrivano i bis con “Songsline/Night & Blue” e un omaggio al musicista Giulio Libano scomparso nel 2016. Una seratta ancora una volta magica nell'arena romana, ormai storico tempio delle cose belle per un festival tra musica, danza, opera e teatro che conclude il 30 luglio con Moni Ovadia e il suo spettacolo “La cantata della grecità. L'età dei miti senza età”.

bottom of page